Uganda Rwenzori Mountains Parco


IL PARCO NAZIONALE DELLE MONTAGNE DEL RWENZORI

I safari in Uganda assieme con il Rwenzori forniscono un’esperienza stimolante e gratificante ma alla condizione che vengano ben pianificati. La chiave per un tour riuscito in Uganda è che sia ben preparato. Il circuito centrale di escursione dura 6 notti/ 7 giorni e raggiunge un’altitudine di 4267m. sul livello del mare. Le condizioni sulla montagna sono una sfida anche per scalatori esperti; questa montagna è infatti nota per i suoi sentieri non progettati, scoscesi e scivolosi, spesso toccati dalle pioggie, dalle temperature rigide, paludi, fanghi, terreni ripidi ed elevata altitudine. Ad ogni modo si può sempre tentare, è un’esperienza eccitante e i periodi tra luglio e agosto e tra dicembre e febbraio, in quanto relativamente secchi, son più adatti ad escursionisti senza troppa esperienza. In qualsiasi stagione si raccomandano giacche impermeabili, buoni sacchi a pelo, berretti e calze di lana, guanti, stivali, un bastone per camminare oltre a una piccola farmacia per soccorso di base. I portatori porteranno tutta la vostra attrezzatura più il cibo, lasciandovi solo un piccolo zaino con l’impermeabile, vestiti caldi, cinepresa, acqua e ogni altra cosa leggera. Dovrete comprare il vostro cibo mentre il Rwenzori Mountaineering Service (RMS) provvederà agli utensili per cucinare e a cucinare.

IL CIRCUITO CENTRALE

Giorno 1:
Pianificate l’arrivo al parco nazionale delle montagne del Rwenzori e all’ufficio dell’RMS in Nyakalengija al mattino così da avere tempo sufficiente per noleggiare l’attrezzatura e approfittare della presenza delle guide e dei portatori. L’escursione parte dal quartier generale del parco a 1646m., lasciandovi alle spalle le tipiche case di fango dei Bakonzo e risalendo gradualmente attraverso l’erba degli elefanti e i giardini recintati. Ci vorranno circa 40 minuti per raggiungere il confine del parco. Il sentiero poi segue il fiume Mubuku attraversando aree divenute di recente scivolose, incudendo scalate sulle roccie, prima di raggiungere il fiume Mahoma in circa 2 ore e mezza. Dopo aver attraversato il fiume, ci sarà un tratto scosceso tra felci aperte e la foresta Podorcarpus fino al rifugio Nyabitaba (2652m.). Il tempo totale per un alpinista medio da Nyakalengija a Nyabitaba è di 5/7 ore e lo sbalzo è di 1200m. Escursionisti lenti possono impiegare molto più tempo sicché sarà meglio lasciare il quartier generale prima di mezzogiorno per evitare di trovarsi per strada al buio. In questo tratto della camminata, potrà capitare di sentire gli scimpanzé e talvolta di intravedere colobi bianchi e neri e le scimmie blu dietro al rifugio o il brillantemente colorato Turaco del Rwenzori.

Giorno 2:
Dal rifugio Nyabitaba il sentiero porta ad ovest per mezzo chilometro per poi scendere ripidamente al ponte Kurt Shaffer, attraversando di sotto la confluenza dei fiumi Bujuku e Mubuku. Dopo aver svoltato a destra dopo il ponte, cominciate l’escursione del circuito centrale in senso antiorario, dal momento che andare in senso orario risulta più difficile e rischioso. Dopo il ponte Kurt Shaffer  il sentiero fangoso e scivoloso sale continuamente fino alla foresta di bambù. Dopo un ora e mezza incontrerete un’area di massi rotondeggianti e scivolosi considerati da qualche alpinista il punto più difficile e pericoloso dell’intero circuito. Dopo 5 ore di cammino dal rifugio Nyabitaba raggiungerete il rifugio Nyamuleju coi suoi ripari rocciosi che possono essere un buon posto per il pernottamento. Questo posto segna l’inizio della zona delle lobelie giganti, tipo di vegetazione che non si trova in nessun posto al mondo eccetto che nelle alte  montagne tropicali. La camminata di un’ora per raggiungere il rifugio John Matte (3414m.) passa attraverso una palude che rappresenta una vera e propria sfida, piena di piante straordinarie; un passo lento può consentirvi di esaminare e fotografare questo paesaggio unico. Di solito ci vogliono 7 ore per raggiungere il rifugio John Matte. Alcuni escursionisti considerano questo il giorno più faticoso e lungo del circuito, cosicché sarà importante una partenza di buon’ora. In questo giorno avrete risalito di 915m. I visitatori che sentiranno di aver raggiunto il loro limite in questo punto dovrebbero considerare il John Matte come un posto ragionevole in cui fermarsi.

Giorno 3:
Lasciate il rifugio John Matte per attraversare il fiume Bujuku ed entrare nella più bassa piana detta Bigo Bog, dove inizia la vostra prima esperienza di saltelli tra la palude erbosa. Il sentiero è fangoso e segue il margine sinistro (meridionale) del Bigo Bog fino a raggiungere il metallico rifugio Bigo col suo riparo roccioso. Oltrepassato quest’ultimo un tratto scosceso conduce al Bigo Bog superiore, nella seconda metà di questa palude; una passerella è stata costruita e, sebbene qualcuno possa vederla come un brutto intruso, rende il cammino più facile e impedisce alle persone di rovinare la palude. C’è un bellissimo ruscello in una gola nella parte finale della palude che può diventare una piacevole sosta per il pranzo. Un’ora e mezza dopo la parte superiore del Bog e dopo aver risalito terreni più secchi e incrociato il fiume, raggiungerete il lago Bujuku. La sua parte terminale meridionale sta in una posizione maestosa, col Monte Baker a sud, il Monte Stanley ad ovest e il Monte Speke a nord. La strada lungo le sponde nord-orientali del lago attraversa la parte più fangosa di tutto il circuito. Al di là della parte terminale nord del lago c’è un rifugio roccioso chiamato la “pentola” e ad una piccola distanza supplementare sta il rifugio Bujuku (3962m.), favorevolmente posizionato per scalate su parti del Monte Speke che richiedono abilità tecniche e attrezzature specialistiche. Ad ogni modo la collocazione all’ombra e la nebbia frequente possono rendere il rifugio Bujuku assai freddo. Solitamente il tempo per raggiungere Bujuku dal John Matte è 3/5 ore e la differenza di altitudine è di 560m., ma il lungo tratto nella palude e nel fango lungo il lago rende questo giorno un’altra vera sfida.

Giorno 4:
Lasciate il rifugio Bujuku direttamente per un sentiero che prima sale e poi scende per ben 2 volte prima di adentrarvi fra magici muschi e vegetazione che sembra ricamata sul passo Scott Elliot (4372m.). Questo sentiero è scosceso e roccioso, scivoloso nella stagione delle pioggie, ma continuando dritti a pochi metri dal passo c’è un’ottimo punto per sostare. Elena è il campo base per scalare il picco Margherita (5109m.), sul comprensorio del Monte Stanley, che richiede uno o due giorni in più e può essere tentato solo con un’ascia da ghiaccio, scarponi da montagna, ramponi, corde e comunque previo accordo con le guide dell’RMS.
Il sentiero del circuito continua sulla sinistra sopra il passo Scott Elliot , passa ed entra in una zona afro-alpina di rada e bassa vegetazione e di desolati e aspri massi più familiari agli alpinisti provenienti dalle montagne del nord. Se qui incontraste brutto tempo, ci sono tutti i presupposti per l’ipotermia.
Lasciando il passo potrete godere della spettacolare vista della parete nord del picco Margherita, dei ghiacciai Elena e Savoia e del Monte Baker (4843m.), imponente sopra di voi ad est, alla sinistra del sentiero. Dopo esser ridiscesi di un centinaio di piedi dal passo, tagliate sotto roccie massiccie ai piedi del Monte Baker, dove spettacolari crateri sono stati creati dalla caduta dall’alto di grosse roccie; la vostra guida vi ammonirà dal provocare forti rumori.
Salendo e scendendo il sentiero discende oltre la parte superiore del rifugio Lake Kitandara (4023m.). Questo incantevole posto é circondato da imponenti picchi ma il subitaneo tramonto e la notte possono essere freddi. La differenza di altitudine da Bujuku a Kitandara é di 425m.e, dal momento che lo Scott Elliot è il punto più alto e distante, alcuni escursionisti saranno più lenti a causa dell’enorme sforzo richiesto a queste altitudini. Diventa perciò importante riconoscere attentamente i sintomi degli eventuali disagi dovuti alle elevate altitudini.

Giorno 5:
Una partenza di buon’ora è consigliata per evitare surriscaldamenti nelle ore di cammino sugli scoscesi ma incantevoli sentieri che dal lago Kitandara (4282m.) portano al Passo Freshfield. Vedendo il Westward nei giorni limpidi che conduce alla confinante Repubblica Democratica del Congo e a nord col picco Margherita e il suo ghiacciaio che domina l’orizzonte. Freshfield è una lunga traversa tra stupendi alti muschi alpini; ancora fango per mezzora, quando il sentiero comincia la parte del circuito in discesa che dura 2 giorni. Foschia o pioggia possono rendere difficile da vedere la strada e il primo chilometro qui può risultare molto scivoloso. Rifugi di pietra in Bujongolo e Kabamba sono opzionali punti di pernottamento ma sarebbe meglio continuare attraverso l’apparentemente infinito fango fino al rifugio Guy Yeoman, di recente costruzione, a 3261m. Alcuni escursionisti compiono il tratto Kitandara-Guy Yeoman in 5 ore ma le soste per godere della vista dal passo, maltempo in discesa e le condizioni lente nelle ultime 2 ore di fango profondo, possono allungare di molto la giornata che in molti considerano altrettanto impegnativa del giorno 2.

Giorno 6:
Gli escursionisti dovrebbero cominciare presto il loro viaggio di rientro così da arrivare al rifugio Nyabitaba prima che faccia buio. In ogni caso il sentiero dal Guy Yeoman è assai difficoltoso in qualche punto. Si raccomanda di aiutarsi a vicenda e di scendere molto lentamente, con lo sguardo rivolto al pendio invece che all’esterno, specialmente in prossimità di Kichunchu dove il sentiero costeggia e attraversa 2 volte il fiume Mubuku, prevalentemente nel fango profondo fino agli ultimi pochi chilometri di buon sentiero secco. Quest’ultimo segue la cresta giù a Nyabitaba, che completa il circuito.
Escursionisti navigati compiono questo tratto in 5 ore. Decidere di proseguire fino a Nyakalengija comporta ulteriori 2 o 3 ore di cammino, a seconda delle condizioni delle vostre ginocchia e del vostro desiderio di raggiungere finalmente un letto confortevole e un bagno. Dovreste fare particolarmente attenzione alle piante rampicanti e alla macchia, resistendo alla fretta di uscire dalle montagne. Camminare in tarda serata può essere una buona occasione per avvistare uccelli e, se fortunati, potreste incontrare la scimmia dalla coda blu. Occhi d’aquila potranno inoltre intravvedere il camaleonte Rhinoserous di un verde brillante.

Giorno 7:
Scendete al quartier generale del parco in 2 o 3 ore.

Informazioni basilari sull’accesso
Per strada: da Kampala via Mbarara fino a Kasese, o da Kampala attraverso Fortportal e poi 75 km in direzione sud sulla statale Fortportal- Kasese; il parco dista 25 km da Kasese.
Con l’aereo: voli charter sono disponibili dall’aeroporto di Entebbe/Kampala fino a Kasese; ultimo tratto in auto.

Alloggi
C’è una vasta scelta di alloggi in Kasese (a seconda della categoria che uno scelga). L’RMS possiede rifugi con letti a castello lungo il circuito centrale.

Salute e sicurezza lungo il sentiero
L’elevata altitudine e le condizioni di freddo umido sulle montagne del Rwenzori possono incidere negativamente su escursionisti inesperti. Di seguito cosa potrebbe accadervi: ipotermia, disidratazione, mal di montagna (anche nella sua forma acuta), edema polmonare, edema cerebrale.

Buone maniere nei rifugi e lungo il sentiero saranno apprezzate:
Accettate il limite imposto dal parco di 15 persone a rifugio per notte. Ritardare l’inizio dell’escursione di un giorno può significare una minor congestione nei rifugi e rendere l’escursione più piacevole.
Non gettate rifiuti nel parco che non siano bruciabili o biodegradabili quali lattine, plastica o fogli di alluminio. Prendetevi personalmente cura o incaricate i portatori di trasportare questo tipo di rifiuti fuori dal parco.
Cortesemente, usate le latrines per i vostri bisogni
Rispettate gli altri nei rifugi dividendo spazi, fornelli e parlando silenziosamente.
Rispettate il divieto di accendere fuochi. Far fuochi con la legna locale è proibito nel parco. Usate il vostro fornello a parafina, gas o carbone, cercando di portar via il minimo indispensabile.Equipaggiamenti extra comportano carichi pesanti o portatori in più, tutte cose negative per i portatori e per l’ambiente.
Cercate di limitare i danni ai sentieri seguendo da vicino la vostra guida in modo da evitare di creare nuove piste. Ogni volta che un escursionista fa una nuova strada, il sentiero diventa più largo e più vegetazione diventa fango.
Chiedete sempre alle guide come comportarvi nelle differenti situazioni.

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